Dalla Presidente del Consiglio all’ultimo frescone da bar.
C’è quello che ti dice che “scioperando dai fastidio alle persone comuni, non a chi ci governa”.
Vi do una notizia: uno sciopero DEVE creare disagio. Deve disturbare, urticare, con lo scopo preciso di portare all’attenzione dell’opinione pubblica un’ingiustizia e indicarne i responsabili affinché si risvegli una coscienza collettiva. Non è difficile.
C’è quello che “eh, ma perché non scioperate sui salari, sul lavoro, sulla sanità?”
Scioperiamo anche sui salari, anche sul lavoro, anche sulla sanità. E no, l’una non esclude le altre. I diritti non si sottraggono, più ne hai più facilmente ne ottieni altri.
C’è quello che “nessuno pensa agli italiani”, e sono gli stessi che in queste ore vorrebbero vedere i nostri connazionali della Flotilla in un carcere israeliano a pane e acqua.
C’è addirittura la Presidente del Consiglio che si permette di insultare i lavoratori: “Non vogliono fare la rivoluzione, solo il weekend lungo”.
Le consiglio di studiare la Costituzione e in particolare l’articolo 40, che riconosce il diritto fondamentale dello sciopero e no, non specifica il giorno in cui si può scioperare. E di sicuro non tocca a lei stabilirlo.
C’è l’aspirante sindacalista che ti dice come si fa uno sciopero, quando si deve fare, in che modo, con quali rivendicazioni, e non è sceso in piazza neanche quando ci toglievano l’Articolo 18.
Che vi piaccia o meno, c’è un pezzo enorme e maggioritario di Paese (oltre 7 italiani su 10) che condivide le ragioni della Global Sumud Flotilla e milioni di italiani che domani sciopereranno, rinunceranno allo stipendio, bloccheranno tutto, pacificamente ma in modo fermo.
E tutto questo non per difendere un’idea astratta ma il diritto di liberi cittadini italiani di compiere una missione umanitaria disarmata e disarmante senza essere sequestrati e detenuti illegalmente da un governo criminale al di fuori da ogni diritto internazionale.
E se questa non vi sembra una ragione valida per scioperare, il problema non è lo sciopero.
Siete voi.
Lorenzo Tosa
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