Insulti omofobi e sessisti alle pallavoliste Arrighetti e Moretto dopo le nozze: quando in Italia avremo una legge contro l'omotransfobia?
Le due pallavoliste si sono sposate lo scorso 13 giugno e in un post sui social in cui festeggiavano il loro amore sono state travolte da insulti e attacchi.
Di Alessia Arcolaci su Vanityfair
Nei giorni scorsi, il matrimonio tra le due campionesse di pallavolo Valentina Arrighetti e Gaia Moretto ha generato una valanga di insulti omofobi sui social. Invece di ricevere il rispetto e la gioia che merita una coppia che celebra il proprio amore, le due atlete si sono trovate al centro di un'ondata di odio gratuito e lo hanno denunciato loro stesse in un post ripubblicando alcuni degli attacchi ricevuti. «In Italia c’è ancora tanto da fare in merito», ha commentato Gaia Moretto in un'intervista al Corriere della Sera. «Le nuove generazioni sono già più attente, inclusive e sensibili. Se prendiamo i social come specchio della società, su TikTok, che è utilizzato dai giovani, i commenti sono stati più rispettosi, mentre su Facebook e Instagram, “frequentati” da persone più grandi, si è scesi decisamente di livello».
La domanda, a questo punto, è inevitabile: perché in Italia è ancora così facile insultare, discriminare e minacciare le persone lgbtqia+ senza reali conseguenze legali? L'Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea a non avere una legge specifica contro l'omotransfobia. Dopo il naufragio del ddl Zan nel 2021, nessun altro provvedimento ha preso il suo posto. Il risultato è che le tutele contro i crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere sono frammentarie se non assenti. Nel rapporto annuale dell’associazione ILGA-Europe che fotografa lo stato dei diritti lgbtqia+ in Europa, l'Italia si è fermata al 35esimo posto su 49.
I crimini d'odio registrati nel nostro Paese sono in aumento, l'ultimo report presentato da Arcigay ha registrato 110 aggressioni dall'inizio del 2025. Lo scorso anno, la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità lgbtqia+, presentata dalla presidenza di turno belga ai Paesi membri dell'Unione, non è stata firmata da nove Stati su 27. Tra questi anche l’Italia, insieme a Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. C'è una resistenza politica e culturale che ostacola il riconoscimento pieno dei diritti e della dignità delle persone lgbtqia+.
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Nel frattempo, episodi come questo dimostrano quanto sia urgente colmare questo vuoto normativo. L'odio è una forma di violenza e uno Stato dovrebbe occuparsene.