31 gennaio 2008

Déjà vu

Non a tutti i mortali è dato il privilegio di rivivere due, tre, quattro volte la stessa vita. Confesso che quando ho visto in tivù Rotondi, con intorno alcuni amici di Rotondi, che esternava su quello che ha intenzione di fare la Dc di Rotondi, mi sono sentito un po' come Highlander... questa scena l'ho già vissuta nel '600. O era il '700? Non mi ricordo in quale vita precedente, fa lo stesso. Invece era del '600 - credo di non sbagliare - l'esposizione del sangue di San Gennaro contro la peste. Ieri il sangue si è sciolto contro la monnezza della Campania. Uno può accettare di vivere in un posto dove non cambia niente, d'accordo, ma dove non cambia niente da quattro secoli, non sarà un po' troppo? Ho rivisto con una certa tenerezza i Repubblicani, che credevo estinti, così come ho apprezzato un certo ritorno di fiamma di quella sana, virile e ardita volgarità dei fascisti. Il senatore di An Strano dichiara al il Giornale di essersi fatto «una bella scopata, dalle 11 alle 11.30». E dichiara a Repubblica: «Stamane ho fatto l'amore. Terminato alle 12.15». Non ne sentite il vago profumo littorio, l'essenza distillata di casa delle libertà, un fetore dannunziano con il Suv al posto del biplano? E anche questo, però: già visto, già vissuto. Tutto si ripete uguale. Bossi parla di fucili. Grande scandalo, ma sarà la decima volta. Legge Gasparri, già vista. Bossi-Fini, già vista. La legge elettorale elegantemente chiamata Porcellum (a proposito di prestigio all'estero), già vista. Tutto è esattamente come prima, come in una nostra vita precedente. Nel mezzo, nell'intervallo tra una vita e l'altra, molti complimenti da Standard & Poor e dalle agenzie di rating: piacciamo alle banche, non c'è che dire. Già viste anche, e forse peggiorate, le piccole inquietudini da piccoli italiani: come arrivare alla fine del mese?, domanda che secondo l'Eurispes si fanno due terzi delle famiglie italiane. Dato drammatico, che aveva sui giornali meno spazio del kamasutra col cronometro del senatore Strano. Uff! Già visto pure questo.

Alessandro Robecchi da Il Manifesto

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