23 luglio 2025

Ciao Laura

Raramente mi è capitato di ascoltare qualcosa di più umano, commovente e pieno di dignità e amore puro del modo in cui Stefano Massoli ha salutato per l’ultima volta la moglie Laura Santi, prima del suicidio assistito.

“Laura per scelta non ha voluto più avere rapporti anche con gli amici, perché non voleva distogliersi dall’obiettivo che si era prefissa. Io ho cercato di essere neutro e non condizionante fino alla fine. Anche io mi sono tirato un po’ in disparte nel momento in cui lei ha deciso di fare l’autoinfusione. 

Le ho detto: “Vai amore, sei libera”. Lei ha risposto: “Ciao amore, ciao vita”. Poi sono uscito dalla stanza nel momento esatto in cui ha cominciato l’autoinfusione. Mi sono messo in disparte, come ha voluto lei, per evitare di condizionarla dal punto di vista emotivo. Prima che uscissi mi ha chiesto:  “Vuoi che rimanga ancora un po’?”. “No”, ho risposto io, ma non nel senso che non volevo, nel senso di “sentiti libera”. Lei ha capito. E si è sentita libera di andare.

Quando sono rientrato in stanza, ho guardato il flussimetro, ho visto che non c’erano più segni di vita e sono scoppiato a piangere a dirotto. Un pianto vero, tosto. Ho realizzato che non mi era mai capitato. Avevo pianto sempre soltanto la notte, sommessamente, senza farmi mai sentire o vedere da lei. Stavolta ho lasciato che le lacrime andassero dove volevano. Un pianto liberatorio”.

Ha fatto un passo indietro, Stefano, lasciandola essere libera fino alla fine. 
Non c’è atto d’amore più grande, estremo di quello che Stefano ha fatto per Laura.

Le leggessero certi politici, queste parole, quelli che si ostinano a combattere battaglie sul corpo delle persone.

Mi inchino di fronte a quest’uomo, e a una donna come Laura. A questi due meravigliosi esemplari di esseri umani. 

Se lo facessero tutti, forse diventeremmo un Paese civile.
 

 

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