Curzio Maltese il Venerdì di Repubblica 9 gennaio 2009
Dall'epoca delle signorie, in Italia chi esibisce potere trova consenso. È il pedaggio storico di un Paese che ospita la principale scuola di conformismo della storia, il papato.
Questa meccanica spiega molto della storia nazionale, anche recente. Il problema del Pd oggi non è la questione morale, ma l'impotenza politica. Veltroni incarna una leadership popolare, ma debole. Nella crisi, dovrebbe imporre una linea, dall'alto del plebiscito delle primarie, e invece si costringe a mediare con chiunque. Non riesce a ottenere le dimissioni di un Bassolino o di una Iervolino, l'allontanamento di un Latorre, la rimozione dell'abusivo Villari, deve trattare all'interno e all'esterno, con D'Alema e con Di Pietro, con Berlusconi e gli antiberlusconiani, con la Binetti e con i radicali. Uno strazio. Eppure, non esistono alternative credibili, a cominciare dall'unica seria.
D'Alema è percepito come uomo forte da chi non lo vota, l'elettorato della destra. Nella base del centrosinistra è considerato debole, e non a torto. Nel '95 aveva l'occasione di togliere all'avversario il suo principale strumento di potere, le televisioni. Qualsiasi professionista della politica non avrebbe esitato. L'avesse fatto, oggi sarebbe al Quirinale. Invece s'è inventato la Bicamerale, ottenendo per sé un annetto di Palazzo Chigi e per gli italiani altri vent'anni di berlusconismo.
AI contrario, Berlusconi oggi irradia un immagine regale. Decide tutto, comanda tutti. Vuole essere incoronato presidente dal popolo. Ha schiantato la magistratura, che gli italiani sostenevano quando sembrava onnipotente e non per adesione alla questione morale. Il premier appare oggi invincibile. :Ma è solo un'immagine che serve a mascherare enormi debolezze.
Il suo governo è assai mediocre e i cittadini iniziano a capirlo. La sua credibilità internazionale è zero. Finita l'era Bush, Berlusconi è considerato dai grandi leader mondiali una specie di informatore di Putin, un interiocutore fastidioso e imbarazzante. «Un sinistro pagliaccio» nella sintesi del Financial Times.
Se l'opposizione vera è allo sbando, quella interna alla destra cresce, Fini si smarca, Bossi impone veti. È l'ultimo l'elemento più pericoloso. Se domani Berlusconi sparisse, la Lega raddoppierebbe i voti. Il Cavaliere sarebbe ancora in grado di superare tutte queste difficoltà, se non si trovasse a gestire una crisi economica epocale, per cui non trova rimedi e neppure parole. Mi sbaglierò, ma per lui il 2009 sarà un anno orribile.
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