Gli accordi con Tripoli contengono aspetti oscuri e disumani. perchè il Pd, tranne pochi, ha votato con la destra ?
Devo rendere conto ai lettori di fatto nuovo e sorprendente avvenuto alla Camera dei Deputati nei giorni 20 e 21 gennaio. Per la prima volta il Partito Democratico ha annunciato di votare insieme alla maggioranza di destra, e lo ha fatto. Per la prima volta - come ha scritto il 22 gennaio questo giornale - nelle file del Pd ci sono stati due voti contro (quello di Andrea Sarubbi e il mio) e ventiquattro astensioni, tra cui un ministro ombra (Lanzillotta).I'Unità dice, in un altro punto dell'articolo, che "i radicali sono stati protagonisti di una battaglia ostruzionistica". È bene ricordare che i deputati radicali Mecacci, Bernardini, Zamparutti, Farina-Coscioni, Turco, sono stati eletti nelle liste del Pd, dunque i loro voti “contro" sono i voti di una parte del Pd. A quell'ostruzionismo mi sono unito fin dall'inizio aggiungendo la mia firma in calce ai seimila emendamenti, tutti sensati e tutti necessari, che hanno fatto luce su un confronto che, altrimenti, sarebbe avvenuto alla cieca.
Nel silenzio un po' disorientante di quasi tutto il Pd (salvo pochi deputati come Paolo Corsini, perplesso, Enzo Carra, entusiasta, Tempestini, per un elogio a Gheddafi, Maran per una descrizione tecnica del trattato) insieme ai radicali ho parlato su centinaia di emendamenti tentando, centinaia di volte, di spiegare perché l'esortazione iniziale di Massimo D'Alema a votare «sÌ" (che molti hanno accettato come un ordine) poneva problemi politici, problemi giuridici e problemi morali che sarebbe stato impossibile ignorare.
Ma ecco le ragioni del no, tutte gravi, tutte sollevate per tempo dai radicali e da alcuni di noi fin dal dibattito in commissione, e tutte lasciate cadere nel silenzio dell'Aula per raggiungere un “si" congiunto con il Pdl e la Lega su un argomento che ha imbarazzato e indotto a dissociarsi molti deputati del centrodestra, da Giorgio La Malfa all' ex ministro degli Esteri Antonio Martino. E ha motivato Italia dei Valori e Udc (oratore decisamente avverso e appassionato Rocco Buttiglione) a votare contro, lasciando solo al Pd l'iniziativa del triste abbraccio con la destra e con Gheddafi.
1. Il trattato con la Libia non è un trattato di amicizia ma un trattato militare. Prevede azioni militari e manovre congiunte, scambi di informazioni militari e della tecnologia più avanzata, l'impegno (non reciproco) a non usare basi militari italiane o Nato contro la Libia, in nessun caso, qualunque sia l'evento. Stabilisce il pattugliamento congiunto (soldati italiani con soldati libici) del confine Libia-Ciad, confine immenso, incerto e disputato sia dal Ciad che dalla Francia.
2. Il trattato con la Libia non è un trattato di amicizia ma un trattato d'affari con aspetti oscuri. Stabilisce che “società italiane" non meglia identificate (aste? appalti? concorsi? scelta arbitraria?) organizzeranno il monitoraggio elettronico del confine Ciad-Libia, stipula un versamento di somme immense da parte italiana, nel peggior periodo dell'economia italiana e mondiale: 200 milioni di dollari dall'Italia alla Libia ogni anno per venti anni, senza alcuna possibilità dell'Italia di uscire dall'impegno, qualunque cosa accada. Il trattato, infatti, non prevede alcuna clausola di preavviso o di scioglimento.
3. Il trattato con la Libia è iniquo e disumano, specialmente mentre il mondo entra nell' era di Obama, perché prescrive che la forza congiirnta degli apparati militari dei due paesi si abbatta non sui "mercanti di schiavi", che organizzano le tratte dei disperati e che certo non si fanno trovare nel deserto, ma sugli schiavi che riescono a giungere vivi ai confini del Ciad oppure che riescono a mettersi in mare, e che potranno essere “fermati" (è un eufemismo) molto prima che si avvicinino alle coste italiane.
4. Il trattato con la Libia è fuori dalla Costituzione italiana, fuori dalla Convenzione di Ginevra, fuori dalla Carta dei Diritti dell'uomo, fuori dalle prescrizioni delle Nazioni Unite sui diritti dei rifugiati. Per esempio questo trattato rende impossibile ogni tentativo di rispettare il diritto di asilo dei profughi intercettati.
La storia finisce qui, con l'inspiegabile offerta del Pd di votare insieme al Pdl un trattato che - a parte la Lega - è stato giudicato inaccettabile da rilevanti figure del Centrodestra.
Alla Camera dei Deputati chi vota in dissenso ha soltanto un minuto di tempo per esprimere, in conclusione, quel dissenso. La vice-presidente Bindi, che dirigeva i lavori d'Aula in quel momento, mi ha chiuso il microfono esattamente alla fine del minuto, prima che potessi finire la frase. La frase completa sarebbe stata questa: "Sono io - e il deputato Sarubbi, e i radicali eletti nel Pd - in dissenso con questo partito, o è questo partito che è in dissenso con se stesso e con i suoi elettori?".
furiocolombo@unita.it
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