25 gennaio 2009

Il sogno (impossibile?) di un Obama italiano

di Curzio Maltese da Venerdì di Repubblica

Potrà esserci un giorno un Obama ita­liano? Chiedono i lettori. In questi casi, la domanda vale più della risposta, ovvia: no. Sarebbe già un miracolo dare i diritti di cittadinanza ai figli di immigrati nati e cresciuti qui. Quindi aspettare con fiducia una ventina d'anni. La selezione del ceto politico italiano segue regole chiuse e difficili da scardinare.

Fin da bambino ascolto la lagna generale sul fatto che «si vedono sempre le stesse facce in Parlamento». In concreto, gli italiani si sono liberati della Prima repubb­lica soltanto per gli scandali di Tan­gentopoli. La circostanza che Andreotti, Craxi e Forlani avessero moltiplicato per otto il debito pubblico in quindici anni, catastrofe che pagheremo per tutta la viat noi e i nostri figli, non costituiva evidemente un motivo sufficiente per mandarli a casa con il voto.

Dopo è comin­ciata la stagione di Berlusconi, creatura prediletta della Prima repubblica, e non se ne vede la fine. A sinistra è successo che personaggi di seconda e terza fila ab­biano preso il posto cui erano destinati fm dalla scuola materna. Ora a destra la for­mazione della nuova classe dirigente av­viene per scelta diretta del capo, con i no­ti criteri personalissimi che hanno porta­to alle nomine dei vari Bondi e Gelmini.

La vittoria di Obama, come quella di al­tri leader di questi anni, ma in maniera an­cora più clamorosa, non è tanto la vittoria di una politica quanto quella di una storia umana. La vita di Barack Obama è un rac­como formidabile. Ed è il racconto di una comunità fondata sulla speranza e sulle opportunità per tutti. La storia personale dei personaggi politici italiani è a1trettanto significativa della comunità cui apparteniamo. Una comunità dove la mobilità sociale è azzerata e la principale risorsa di un giovane rimane la famiglia o il clan d'appartenenza. Ma, diciamo la verità una storia un po' meno entusiasmante.

In giro per l'Italia s'incontrano storie personali meravigliose e giovani di grande talento, fra i quali potrebbe esserci un Obama italiano. Ma attrav so quali canali questi talenti potrebbero essere messi al servizio della collettività? È già un'impresa che trovino un lavoro o vincano un concorso truccato da qualche barone di provincia per infilare un parente.

Però la domanda di speranza rimane più importante della risposta realistica. Chissà che, cominciando a fare i conti con i veri problemi, all'improviso il vento non cambi.

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