L’ossessione dei “rossi” dopo il crollo del Muro
di Curzio Maltese da Venerdì di Repubblica
Non si riesce a leggere la millecinquecentesima tirata contro il comunismo di Ernesto Galli Della Loggia dalle colonne del Corriere senza trattenere un sorriso. Non di derisione, ci mancherebbe: di tenerezza. Con giovanile e dunque invidiabile impeto ideologico, il professore va a caccia di comunisti sopravvissuti e li trova nei più distanti angoli della società, fra gli studenti dell'Onda e ai cancelli delle fabbriche, fra i piloti AlitaJia e nelle scuole elementari, nel sindacato e ai vertici della finanza bancarottiera.
È la scena di un film, quando il vecchio John Wayne si volta verso il suo soldato: «Siamo circondati, rossi dappertutto!». Forse è un comunista anche mio figlio di sei anni, che ha partecipato a una fiaccolata di protesta contro la Gelmini, con la mamma e le maestre (ancora due). Sarebbe divertente, se l'ossessione non fosse diffusa fra milioni e milioni, probabilmente la maggioranza, di italiani. In tanti anni di lavoro, fra le migliaia di lettere e messaggi ricevuti da lettori di destra, il numero di quelli che non si chiudevano con l'accusa definitiva di «comunista» si possono contare slùle dita di una mano. Continua a farmi effetto. Non tanto perché non sono mai stato comunista, a differenza di molti degli attuali servi del Cavaliere e del suo idolo politico Putin, quanto perché non riesco a considerarlo un insulto. D'altra parte, la più bella poesia sul perché «qualcuno era comunista» l'ha scritta un libertario, Giorgio Gaber.
Oltre l'ossessione, c'è un problema gigantesco della società italiana. L'anticomunismo è stato per novant'anni l'unico vero collante della borghesia italiana, il suo alibi universale. Vent'anni fa il comunismo è morto, ma l'anticomunismo ha continuato a vivere in un Paese solo, l'Italia, grazie a Silvio Berlusconi e perché non s'è trovata un'alternativa, un altro valore condiviso.
Un giorno finirà anche Berlusconi e il giorno successivo forse finirà anche il dominio degli ex comunisti sul centrosinistra. A quel punto che cosa può succedere? Una crisi d'identità mostruosa, con due possibili sbocchi. Un nuovo patto civile e democratico condiviso, oppure l'esplosione di un conflitto anarchico fra le mille componenti dei ceti medi, un caos di difficile soluzione. «Attenti a festeggiare» disse il vecchio Giulio Andreotti quando crollò il Muro di Berlino, «vi eravamo aggrappati tutti». Il problema è che vi siamo aggrappati ancora oggi. A un Muro che non esiste più.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento