25 gennaio 2009

L’ossessione dei “rossi” dopo il crollo del Muro

L’ossessione dei “rossi” dopo il crollo del Muro

di Curzio Maltese da Venerdì di Repubblica

Non si riesce a leggere la millecinque­centesima tirata contro il comuni­smo di Ernesto Galli Della Loggia dalle colonne del Corriere senza trattenere un sorriso. Non di derisione, ci manchereb­be: di tenerezza. Con giovanile e dunque invidiabile impeto ideologico, il professo­re va a caccia di comunisti sopravvissuti e li trova nei più distanti angoli della socie­tà, fra gli studenti dell'Onda e ai cancelli delle fabbriche, fra i piloti AlitaJia e nelle scuole elementari, nel sindacato e ai ver­tici della finanza bancarottiera.

È la scena di un film, quando il vecchio John Wayne si volta verso il suo soldato: «Siamo circondati, rossi dappertutto!». Forse è un comunista anche mio figlio di sei anni, che ha partecipato a una fiacco­lata di protesta contro la Gelmini, con la mamma e le maestre (ancora due). Sarebbe divertente, se l'ossessione non fos­se diffusa fra milioni e milioni, probabil­mente la maggioranza, di italiani. In tan­ti anni di lavoro, fra le migliaia di lettere e messaggi ricevuti da lettori di destra, il numero di quelli che non si chiudevano con l'accusa definitiva di «comunista» si possono contare slùle dita di una mano. Continua a farmi effetto. Non tanto per­ché non sono mai stato comunista, a dif­ferenza di molti degli attuali servi del Ca­valiere e del suo idolo politico Putin, quanto perché non riesco a considerarlo un insulto. D'altra parte, la più bella poe­sia sul perché «qualcuno era comunista» l'ha scritta un libertario, Giorgio Gaber.

Oltre l'ossessione, c'è un problema gi­gantesco della società italiana. L'antico­munismo è stato per novant'anni l'unico vero collante della borghesia italiana, il suo alibi universale. Vent'anni fa il comunismo è morto, ma l'anticomunismo ha continua­to a vivere in un Paese solo, l'Italia, grazie a Silvio Berlusconi e perché non s'è trova­ta un'alternativa, un altro valore condiviso.

Un giorno finirà anche Berlusconi e il giorno successivo forse finirà anche il dominio degli ex comunisti sul centrosi­nistra. A quel punto che cosa può suc­cedere? Una crisi d'identità mostruosa, con due possibili sbocchi. Un nuovo pat­to civile e democratico condiviso, oppu­re l'esplosione di un conflitto anarchico fra le mille componenti dei ceti medi, un caos di difficile soluzione. «Attenti a fe­steggiare» disse il vecchio Giulio An­dreotti quando crollò il Muro di Berlino, «vi eravamo aggrappati tutti». Il pro­blema è che vi siamo aggrappati ancora oggi. A un Muro che non esiste più.

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